Il Teatro Carcano - parte II

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo ripercorso gli inizi del Teatro Carcano, contestualizzandolo nella situazione milanese di inizio XIX secolo, e siamo giunti così alla fine del secolo stesso; in questo articolo ci occuperemo delle vicende del teatro nel ventesimo secolo e ai giorni nostri.
Dopo i tanti anni di successi, purtroppo nel 1904 ragioni di sicurezza imposero la chiusura del locale e la sua demolizione, Nel 1913 l'edificio venne ricostruito, soprattutto per la passione di Luigi Gianoli, su progetto dell'architetto Nazzareno Moretti. Vennero demoliti alcuni stabili circonvicini per dare più spazio e respiro al teatro; la nuova facciata rientrante, a emiciclo, e l'ampio porticato con un'aiuola antistante, riflettevano gli orientamenti del periodo, preso in mezzo tra l'eredità liberty e floreale, l 'aspirazione eclettice e decò e le reminiscenze neoclassiche; il risultato fu una facciata sobria, ma al tempo stesso elegante e ricca di elementi classici.
Il Teatro riaprì la sera dal 29 maggio 1913, con un veglione sotto gli auspici dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti. Già nel 1914 Edoardo Ferravilla, Dina Galli a Amerigo Guasti interpretavano "Una famiglia ferruginosa"; in sala era presente alla "prima", in incognito, anche Eleonora Duse.
Tra le due guerre cambiarono i gusti architettonici: la facciata venne nascosta da un fabbricato frontale; le origini nobiliari si allontanarono; il corso di Porta Romana si trasformò in una via animata dal viavai dei tram e nelle botteghe; le case borghesi, senza pretese, si allineavano sui due lati, espressione dei nuovi dislocamenti di ceti nell'ambito urbano.
Il centro era lontano dal punto di vista teatrale, qui era già considerata periferia, ed infatti nella vita del Carcano si impose una certa routine nel repertorio. Porta Romana divenne così una zona di ceto medio, vicina alle più popolari Porta Genova e Porta Vigentina, offrendo lo spunto a un folklore ambrosiano che arriverà sino al pungente Jannacci che del Carcano si ricorderà in una canzone fortunata  "Al Carcano, in pè, Veronica".
Nel secondo dopoguerra il Carcano, anziché risollevarsi, ebbe una crisi e nel dicembre 1946 si ebbe la sua definitiva chiusura, come teatro. Passati due anni, adattato a cinema, riaprì l'8 ottobre 1948 con uno spettacolo dal titolo "Le 4 arti", rendendo omaggio a prosa, danza a musica. Negli anni Cinquanta si sperimentarono alcuni spettacoli di prosa leggera. Tino Scotti portò su questa scena "II mago di Milano"; Sandra Mondaini fece qui i suoi primi passi teatrali; e nel 1965 ecco riapparire la prosa nel vecchio teatro: il 2 marzo di quell'anno il Piccolo Teatro realizzò uno dei primi esperimenti di decentramento teatrale: da via Rovello a corso di Porta Romana.
Nonostante la sera fredda e nevosa, le poltrone, in sala, erano quasi tutte occupate: in sei recite si registrarono quattromila presenze; e la sera del sabato grasso vi erano ben mille persone in sala. Il richiamo dello spettacolo ("Sul caso Oppenheimer" di Kipphardt, con regia firmata collettivamente da Strehler, Carpi, Puecher, Damiani, Tolusso) aveva riportato la gente al Teatro Carcano.
Ma una nuova serie di congiunture negative portò il teatro al declino e nel 1969 venne trasformato in un cinematografo, cambiando pure il nome in "Arcadia". Si assistette allora a riprese in prevalenza di spettacoli brillanti, commedie musicali, con Gianni Magni, Domenico Modugno, Walter Chiari, Walter Valdi, Claudio Villa, Tino Scotti, Piero Mazzarella. Insomma il locale ebbe alti e bassi qualitativi alla ricerca sempre difficile di una linea precisa.
Quando ormai sembrava che il teatro-cinema fosse destinato ad un inevitabile declino, nel 1980 avvenne l'inatteso rilancio del teatro, con spettacoli teatrali, balletto e musical (e ritorno al nome Carcano).
Grandi protagonisti delle scene si alternarono in quegli anni sul suo palcoscenico, da Salvo Randone a Giulio Bosetti, da Gabriele Lavia a Giorgio Albertazzi, da Nino Manfredi a Giorgio Gaber. Tra le protagoniste femminili vanno ricordate Anna Proclemer, Monica Guerritore, Marina Malfatti, Giuliana Lojodice, Piera Degli Esposti, Valeria Moriconi, Marina Bonfigli e Ottavia Piccolo.
Sotto la direzione artistica di Giulio Bosetti - dal 1997 fino alla sua scomparsa a dicembre 2009 - il Carcano si è tornato a distinguere come teatro dedicato essenzialmente alla prosa, il che ha comportato un rinnovata attenzione alla centralità dei testi nella  composizione dei cartelloni, al rigore degli allestimenti, al prestigio degli interpreti, alla promozione e diffusione della cultura in un luogo accessibile a tutti, pronto a cogliere stimoli e desideri del pubblico di ogni fascia d'età; alla direzione artistica di Bosetti ha fatto seguito, da febbraio 2010, quella di Marina Bonfigli.
Dal punto di vista artistico abbiamo accennato alle numerose mutazioni che ha subito il palazzo nei secoli; quello che oggi appare ai nostri occhi è un palazzo elegante, non più liberty, non ancora littorio, dotato di una facciata ricca di lesene e timpani e con un ingresso sormontato da una tettoia su cui si stagliano le due maschere della commedia e della tragedia. Quanto all'interno, è stato reso molto confortevole grazie ai lavori di ristrutturazione realizzati nell'estate 2010: sostituzione della pavimentazione e delle poltrone di platea e balconata, nuova illuminazione della sala e rifacimento del botteghino.